Resell, re-commerce, zero waste, recycle, second hand. E ancora sustainable, take-back, reuse, reduce, e-waste, repair. Sono tutte parole che ormai scorrono fluenti nel gergo della moda che si fa portavoce di una tendenza emergente in linea con lo stato di salute del nostro pianeta.
Upcycling e il nuovo ciclo di vita dei capi di moda
Stiamo parlando del cosiddetto upcycling, ovvero il recupero di tessuti e capi provenienti da collezioni vintage, rimanenze o stock che diventano materia prima per nuove creazioni esclusive.
Ma qual è la differenza dell’upcycling rispetto agli altri modelli che si basano sul riciclo? In buona sostanza lo dice la parola stessa che non a caso utilizza il prefisso “up”: la differenza principale si concretizza infatti nella trasformazione di prodotti a fine vita in altri di qualità e valore ben superiori agli originali stessi. Più preziosi, insomma, e caratterizzati da un connotato accento creativo. Ed è proprio questo valore aggiunto che fashion designer e artisti donano ai capi invenduti e riassemblati a distinguere questo processo innovativo dall’ormai inflazionata pratica del reuse di materiali di scarto.
Molto più del riciclo: i nuovi modelli di reselling e dell’economia circolare
Facendo leva sulla sensibilità delle nuove generazioni di consumatori (Millennial e Gen Z) e con la spinta dell’accelerazione innescata dalla pandemia del Coronavirus, i fenomeni di upcycling e reselling si fanno strada tra i colossi del fast-fashion e tra le maison del lusso. Uno per tutti Gucci con Off The Grid, una collezione “responsabile” interamente realizzata con materiali riciclati, rigenerati, biologici e provenienti da fonti sostenibili. Così l’imperativo per la sopravvivenza del pianeta si traduce nel settore moda in processi virtuosi, che premiano le tecniche del riuso e mettono in atto nuovi modelli produttivi di economia circolare.
Chi sono i nuovi autori della moda second hand?
Protagonisti brand come Diesel con le sue collezioni d’autore realizzate con processi di upcycling, Tommy Hilfiger e Levi’s con un programma di riacquisto (buyback) dei loro vecchi capi o come Cos, che utilizzando un modello di reselling consente alla community del brand di vendere i propri capi usati e di acquistarne di nuovi. Non è da meno Burberry che ha stretto una partnership con il sito di vendita online RealReal, dove gli utenti possono vendere i capi più iconici e vintage del brand inglese a favore della circular economy.
Il reselling Haute Couture
Sulla stessa scia, altre firme del lusso hanno riproposto pezzi vintage dal loro heritage: dalla borsa Jackiedi Gucci alla Lady Dior della maison francese. Tra i protagonisti del reselling non potevano mancare infine le celebrities, che destinano a nuovi usi i loro capi praticamente nuovi, indossati anche una sola volta e poi mai più utilizzati.
Numeri e prospettive del fenomeno reselling
Nel 2019 il business valeva 7 miliardi di dollari e nel 2024 dovrebbe arrivare a 36 miliardi. Solo a settembre le research online a tema vintage sono cresciute del 104%. Secondo il recente report di Boston Consulting Group condotto sui dati dei consumatori della piattaforma Vestiaire Collective, il mercato del second hand crescerebbe ogni anno del 15/20%.
Il must del 2021: lo shopping online sostenibile
Tutt’altro che distratto, il consumatore che si delinea in uno scenario post Covid-19 ha a cuore la sostenibilità e non rinuncia facilmente al comodo e conveniente shopping online. Democratica ed ecosostenibile, la moda Zero Waste tesse una rete fittissima di app per vendere e acquistare pezzi vintage.
Le app per vendere e comprare
Da Vestiaire Collective per i beni di lusso a Depop ed eBay per i marchi fast. Ma anche realtà italiane come Vintage e Lampoo. Spaziano dal lusso al vintage: Flyp, Facebook Marketplace, Instagram, Etsy, Vinted, Poshmark. Ognuna ha il suo tallone d’Achille e proprie strategie di marketing: c’è chi punta ad affiancare personale qualificato ai neofiti dell’e-commerce e chi invece preferisce investire tutto sull’immagine perfetta e le tecniche per realizzare still life professionali. L’imperativo che unisce tutti è una strategia marketing forte, che rafforzi la loro presenza social, ottimizzi il tasso di conversione del loro sito e-commerce, padroneggi il contesissimo mercato online: multilingue, senza frontiere!
Glossario:
Buyback – Riacquisto
Circular economy – Economia circolare
E-waste – Sprechi online
Recycle – Riciclare
Reduce – Ridurre
Repair – Riparare
Reselling – Rivendita
Reusing – Riutilizzo
Second hand – Seconda mano
Sustainable – Sostenibile
Take-back – Riportare vecchi capi
Upcycling – Riutilizzo
Zero waste – Zero sprechi