L’attenzione rivolta all’innovazione è molto forte in alcuni Paesi del mondo, come Stati Uniti, UK e Giappone. Il Sole 24 Ore ha stilato una classifica delle 20 città più innovative del mondo.
I parametri su cui è strutturata la classifica sono la maturazione di start up, la quota di investimenti, le performance societarie, i talenti presenti, i servizi di supporto, trend setter, differenzazione e la cultura d’impresa. Al primo posto c’è la celebre Silicon Valley, poi Tel Aviv in Medio Oriente, e a seguire Los Angeles, Seattle, New York, Boston, Londra, Toronto, Mosca, San Paolo, Sidney, Melbourne, Berlino, Chicago, Parigi, Waterloo, Singapore, Bangalore, Santiago.
Ma che dire dell’Italia? Una delle innovazioni made in Italy più rilevanti e conosciute degli ultimi anni è il progetto piemontese Arduino, piattaforma di prototipazione elettronica open-source di hardware e software. Nel 2003 l’Emilia Romagna ha creato la Rete Alta Tecnologia con sei piattaforme (agroalimentare, costruzioni, energia e ambiente, design, meccanica e materiali, scienze della vita) e dieci tecnopoli nelle sue province. Il risultato: 1547 contratti di ricerca, di cui il 35% con aziende, nonostante la crisi, grazie a 2000 ricercatori, per un valore totale di 115 milioni di euro. La Lombardia gode di 12 università, molteplici centri di ricerca pubblici e privati, 82000 imprese, 9 cluster tecnologici su cui presto verranno investiti un milione di euro nelle loro fasi di start up e che diventeranno nuovo target di riferimento della smart specialization e della cross-fertilization tra i vari settori delle “industrie emergenti”: aerospazio, agroalimentare, eco-industria, industrie creative e culturali, industrie della salute, manifatturiero avanzato e mobilità sostenibile.
Nel Sud Italia invece le regioni attive – Campania, Calabria, Molise, Basilicata e Puglia – stanno facendo progressi nel campo della social innovation: “Per noi è evidente che l’innovazione non dev’essere solo tecnologica, ma deve sapersi coniugare con il benessere sociale e la qualità della vita” – spiega Adriana Agrimi, dirigente responsabile per l’innovazione della Regione Puglia.. Anche la Basilicata è considerata un modello: si sta investendo sulle fattorie sociali, sulla multifunzionalità dell’agricoltura ma anche sulla ricerca per il monitoraggio ambientale, sulla fornitura di servizi di connessione tramite satellite e sulle applicazioni necessarie allo sviluppo di location based services.
Un tratto caratteristico del processo d’innovazione è sicuramente la presenza di team multiculturali e di conseguenza una conoscenza adeguata della lingua inglese, mezzo di comunicazione globale. L’Italia, anche in questo frangente, sta recuperando il ritardo accumulato negli anni passati, e non è un caso che le regioni più innovative sul fronte sociale e tecnologico siano quelle che più attente anche all’aspetto didattico-linguistico.
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