La locuzione della settimana, che tutti abbiamo certamente sentito in questi giorni, è “fake news”.
La fake news, in inglese, è la cosiddetta “bufala”, che a sua volta si traduce in inglese “hoax”: una notizia apparentemente plausibile che inizia a circolare senza controllo e verifica attraverso i mezzi di comunicazione, contribuendo alla diffusione di informazioni errate.
Il fenomeno delle fake news
Internet ha reso il fenomeno ancora più esteso, perché i social permettono alle notizie di diffondersi a macchia d’olio e a velocità incontrollata. Più fanno leva sulle paure, sulle curiosità e sugli argomenti trend, e più sono “ghiotte” e gonfiate, più le fake news generano click-baiting e quindi profitti.
La diffusione delle fake news
Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha contribuito a diffondere questa espressione a livello internazionale utilizzandola continuamente per smentire notizie scomode e “sostanziare le sue campagne contro i mezzi di informazione”: in una intervista di qualche settimana fa, per esempio, ha definito il Coronavirus “un’altra bufala creata dai Democratici“, ingigantita per minare il suo primo mandato.
Ma qual è l’etimologia di queste parole?
La parola “hoax” deriva da hocus, abbreviazione di hocus pocus, incantesimo latino usato da maghi e illusionisti che cercavano di ingannare i loro spettatori.
“Fake news” pare invece risalire al gergo dei criminali del XIX secolo. Il dizionario dello slang criminale del 1819 infatti riporta per la prima volta l’espressione “to fake your pin”, per indicare un’automutilazione che i delinquenti si infliggevano per scappare dagli eserciti, passando poi piano piano ad indicare genericamente il significato di “fingere”.
La “bufala” invece richiama l’immagine del bufalo che si lascia trainare docile, senza opporre resistenza, così come il pubblico di massa influenzabile e ottuso si “beve” qualsiasi notizia senza verificarne la veridicità.
Ricordiamoci tutti di non contribuire alla diffusione di notizie infondate e non creare falsi allarmismi. Affidiamoci solo a fonti attendibili, #restiamoacasa e, perché no, iniziamo un corso di inglese virtuale o dedichiamoci ad ottimizzare il nostro sito web per sfruttare al meglio il nostro tempo!
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