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Come l’Italia può uscire dalla crisi: parla il Governatore di Bankitalia

Secondo il Governatore di Banca d’Italia Ignazio Visco le cause principali della stagnazione sono da ricercarsi nella bassa valorizzazione del capitale umano e dell’innovazione.

Secondo il Governatore di Banca d’Italia Ignazio Visco le cause principali della stagnazione economica italiana risiedono nella bassa valorizzazione del capitale umano e dell’innovazione.

Due aspetti tenuti spesso al margine dal dibattito pubblico, ma che invece assumono una importanza cruciale nel progresso economico e sociale di un Paese, soprattutto di uno Stato come l’Italia pienamente integrato nel contesto internazionale. Proprio per questo innovare e “nutrire” il capitale umano, ad esempio investendo nella conoscenza approfondita di altre culture e lingue, diventa fondamentale per avere successo.

Riportiamo di seguito alcuni brani significativi del discorso Capitale umano, innovazione e crescita economica” tenuto da Visco il 29 marzo scorso a Bari.

La crisi economica

A causa di carenze strutturali, in primis l’elevato debito pubblico e la bassa crescita della produttività, che hanno frenato lo sviluppo sin dalla seconda metà degli anni novanta, l’impatto è stato in Italia più grave che altrove: all’inizio del 2014 la produzione industriale risulta più bassa di circa un quarto rispetto al picco ciclico del 2008; in Francia il livello è inferiore del 16 percento, mentre in Germania l’attività industriale è ritornata al livello pre-crisi già dal 2011.

La debolezza della produttività è evidente sia in chiave storica sia rispetto ai principali concorrenti; si è riflessa in una sfavorevole evoluzione della competitività esterna. Nel 1996-2007 la produttività oraria è cresciuta in media annua dello 0,6 percento in Italia, più del doppio nell’area euro (1,4), il triplo in Francia (1,7), e in Germania (2,0). Negli anni della crisi, tra il 2008 e il 2012, la produttività è arretrata nel nostro paese (-0,2 percento in media all’anno), contrariamente a quanto accaduto in Francia e in Germania (0,3) e nella media dell’area euro (0,7).

Tali andamenti riflettono principalmente la mediocre crescita di quella che gli economisti chiamano produttività totale dei fattori, che dipende in misura fondamentale dal capitale umano e dalla capacità d’innovazione e organizzazione delle imprese, oltre che dal contesto istituzionale.

Il capitale umano

Molti indicatori mostrano da tempo un ritardo nel nostro paese nei livelli di istruzione e di apprendimento di studenti e adulti. Il 70% degli adulti italiani non è in grado di comprendere adeguatamente testi lunghi e articolati. Nel 2011 solo il 56 percento della popolazione italiana nella fascia di età 25-64 aveva concluso un ciclo di scuola secondaria superiore, contro il 75 percento della media OCSE.Vi è infine la responsabilità del sistema produttivo, il quale sembra continuare a prediligere – pur con importanti eccezioni – tecnologie e settori che non richiedono competenze elevate.

L’innovazione

Gli investimenti in ricerca e sviluppo (R&S) e l’innovazione accrescono l’efficienza produttiva delle imprese e dell’intero sistema economico; favoriscono lo sviluppo del prodotto e dell’occupazione, aumentando il benessere complessivo. In Italia la spesa in R&S è bassa nel confronto internazionale e lontana dall’obiettivo del3 percento fissato dalla Commissione europea nella strategia UE 2020.

Una ridotta propensione alla R&S si riflette in una scarsa capacità brevettuale. La rilevanza dell’Italia è ancora minore nei settori innovativi delle biotecnologie, dell’ICT e delle nanotecnologie. L’espansione dei settori innovativi consiste il principale motore della crescita della produttività e dell’occupazione: si stima che a ogni nuovo lavoro high-tech creato in una data area metropolitana si associno cinque nuovi posti di lavoro in altri settori, spesso anche nei servizi a più basso contenuto di istruzione e competenze.

I benefici dell’investimento in conoscenza

I benefici di questo investimento vanno ben oltre i rendimenti monetari e i contributi alla crescita; si estendono alla società nel suo complesso attraverso gli effetti positivi indiretti su una serie di fattori di contesto: lo stato di salute, la coesione sociale, il senso civico, il rispetto delle regole, la propensione al crimine. Ne vengono accresciute fiducia e cooperazione tra i componenti della collettività, rafforzando il capitale sociale.

Per approfondimenti
http://www.bancaditalia.it/interventi/integov/2014/visco-bari-290314/visco-bari290314.pdf
articolo precedentemente pubblicato da International Business Times

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