Trovarsi per caso in un hotel a Francoforte dopo aver perso un volo di coincidenza ti ricorda come ogni Paese e cultura abbia le proprie regole relative alla colazione.
Prendete gli italiani: sgranocchiare biscotti (che gli americani chiamerebbero cookies), un dolce, uno snack o una piccola tentazione golosa, brioche (che i francesi considererebbero un pane dolce) e un cappuccino – che circa mezzo mondo ha adottato come bevanda preferita durante tutta la giornata, anche se in tazze enormi – è la norma.
Nel Regno Unito una colazione completa costituita da salsiccia nera (leggi sangue), baked beans (leggi gas), pane e pomodori fritti (leggi unto), e uova (leggi ogni giorno) è ancora la preferita e più in voga, ma un toast – che in Italia e Grecia è un panino tostato con prosciutto e formaggio – e marmellata vanno bene quando si va di fretta.
Questo mi ricorda di quando ero una studentessa in Francia e la mia amica americana chiese “trois cartes monsieur” e le presentarono tre (trois) “croques-messieurs” (toast con prosciutto e formaggio).
E dieci anni dopo, di un’altra volta quando in Italia un’amica americana ordinò un toast e vedendosi portare pane con prosciutto e formaggio si sentì così in imbarazzo! Noi americani mangiamo qualsiasi cosa, comunque, e a qualsiasi ora, e a proposito…
Gli americani fanno colazione in tanti modi diversi, a seconda del tempo a disposizione: pancake serviti con burro, sciroppo d’acero, gocce di cioccolato, hash browns (una sorta di frittella di patate grattate fritte), bacon, frutta, uova, pane tostato, bagel, caffè, succo d’arancia e qualunque altra cosa o un mix di ingredienti, o ancora una grande tazza di cereali con latte preso da un bricco da un trilione di galloni.
La cucina giapponese può essere un appuntamento fisso per gli occidentali il venerdì sera, o qualsiasi altra sera, ma immaginiamo una colazione completa realizzata con la maggior parte degli ingredienti che trovi quando mangi al ristorante giapponese: riso, pesce, verdure e zuppa di miso.
Spostiamoci poi verso il corno d’Africa e verso i “putupap”, i “pumpuka”, i “beskuit” e i “kenkey”, diverse versioni di farina di miglio e di mais servite al naturale, fritte o con pancake di platano e fagioli se si hanno a disposizione gli ingredienti, caffè o un buon tè rooibos non mancano quasi mai.
Il versatile platano ricompare spesso in tutta l’America centrale, a Panama (fritto, schiacciato o grigliato) in patacones e servito con salsa all’aglio e fegato o con tortillas di mais con formaggio o una variante di pasta di mais arrotolata in foglie di banano.
Di nuovo qui in Germania, comunque, tra le mura dell’Intercontinental, c’era un’enorme varietà di salsicce, a fette e intere servite accanto ad un tagliere di formaggi – che non ho mai visto nemmeno ai migliori cocktail party – con da un lato una selezione di creme in varie consistenze e colori e dall’altro una fantastica schiera di pani neri con semi.
Io scelgo Brot e Kaffee.
Per fortuna der Kaffee, koffie, coffee, caffè, kopi, kave, ikhofi è universale – e qui è tradotto in più di otto lingue sulla macchina per caffè – e sì, ovviamente, hanno il cappuccino.